Lettera aperta ai Ministri dell’Università e Ricerca, degli Esteri, dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste
Oggetto: Disastro umanitario e ambientale nella Striscia di Gaza e necessità di una risposta scientifica e diplomatica
Gentile Ministra e gentili Ministri,
La tutela dell'ambiente è un elemento imprescindibile del rispetto dei diritti umani. È urgente che le istituzioni nazionali e internazionali riconoscano il legame indissolubile tra conflitti armati, crisi ecologiche e salute umana. Questa interconnessione è oggi drammaticamente evidente nella Striscia di Gaza.
Dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre 2023 che ha causato la morte di 1200 persone e il sequestro di altre centinaia, le operazioni militari dell'Israel Defence Force hanno ucciso a Gaza decine di migliaia di persone inermi. Un numero ancora maggiore è rimasto ferito e mutilato, mentre i sopravvissuti sono esposti a privazioni e sofferenze indicibili, fino alla morte per fame. Ci uniamo alle numerose condanne di questi atti disumani, in particolare alla "Dichiarazione Congiunta su Gaza e i Territori Palestinesi Occupati" firmata dal nostro Ministero degli Esteri il 21 luglio.
Nella Striscia di Gaza, all’incommensurabile tragedia si lega, in modo inscindibile, un disastro ambientale gravissimo. Questo territorio, già fragile a causa di fattori storici come l'elevata densità demografica, la limitata disponibilità di risorse e un prolungato degrado ambientale, aggravato da operazioni terroristiche condotte da Hamas, è oggi teatro di un vero e proprio “ecocidio”.
Non è una parola scelta a caso. A differenza del concetto di genocidio (la cui utilizzazione è attualmente oggetto di dibattito e di diverse interpretazioni politico-giuridiche), la definizione di ecocidio, già formalizzata nel 2021 e intesa come distruzione deliberata, massiva e sistematica dell'ambiente naturale in grado di compromettere gravemente la sopravvivenza delle popolazioni umane, trova per Gaza un solido fondamento in evidenze fattuali e scientifiche, non soggette a visioni di parte. Le operazioni militari non solo hanno sistematicamente distrutto le infrastrutture civili — essenziali per la gestione di acqua, rifiuti, energia e sanità — ma hanno anche riversato nell'ambiente enormi quantità di pericolosi inquinanti. La contaminazione su vasta scala delle falde, dell’aria e del suolo con sostanze altamente tossiche e la perdita di risorse naturali anche a causa dei danni ingentissimi alle attività agricole e di pesca — stante l’impossibilità di attuare tempestivi interventi di mitigazione — avranno effetti duraturi e in larga parte irreversibili sull’aspettativa di vita e la salute umana. E sul futuro delle popolazioni colpite: un prezzo altissimo per la salute, lo sviluppo e la qualità della vita sarà pagato dai più giovani e da coloro che devono ancora nascere.
Il concetto di ecocidio non minimizza i fatti, né diluisce le responsabilità di chi li ha causati; piuttosto, inquadra il dramma umanitario nella sua più ampia cornice ecologica e temporale. Riconosce che la devastazione ambientale ha impatti gravissimi e persistenti sulla vita e la salute umana, sottolineando la necessità di un intervento immediato.
L'inquinamento e i danni ambientali, conseguenza di tutte le azioni belliche e terroristiche, non si fermano ai confini geografici o politici. I territori israeliani limitrofi, anche perché colpiti da attacchi terroristici con razzi e proiettili che hanno causato incendi diffusi e contaminazione del suolo, rischiano gravi ripercussioni ecologiche. Inoltre, molto prima dell'attuale conflitto a Gaza, l’occupazione militare ha avuto un impatto devastante sull'economia agricola in Cisgiordania, contribuendo alla povertà, alla disoccupazione e alla dipendenza dagli aiuti esterni.
Alla luce di quanto esposto, come membri della comunità scientifica esortiamo il mondo accademico, della ricerca e delle associazioni a unirsi a noi nel chiedere l'immediata attuazione delle seguenti azioni:
1. Che il Governo italiano solleciti in tutte le sedi internazionali, oltre al cessate il fuoco permanente, all'immediato rilascio di tutti gli ostaggi, alla distribuzione degli aiuti alla popolazione di Gaza, l’istituzione urgente di corridoi ambientali e sanitari, per consentire il monitoraggio indipendente dei danni ecologici e l’implementazione di interventi che contengano sin da subito il danno ambientale e avviino una bonifica dei territori.
2. Che i Ministeri dell’Ambiente e dell’Università e Ricerca promuovano una rete scientifica internazionale per valutare l’impatto ambientale del conflitto e sviluppare strategie per la resilienza ecologica e il ripristino degli ecosistemi danneggiati.
3. Che le istituzioni accademiche italiane siano messe in grado di sostenere, con maggiori risorse, tramite borse di studio e partenariati, i ricercatori e gli studenti palestinesi oggi esclusi dalla possibilità di operare nei propri territori.
Approvato dal Consiglio del Dipartimento di Biologia ambientale Roma, 30 Luglio 2025, con 63 favorevoli e 6 astenuti e 4 assenti giustificati su 73 aventi diritto.
Lettera Aperta su carta intestata del DBA
Dossier tecnico-scientifico a supporto della Lettera Aperta
Il documento è stato redatto da: Giovanni Destro Bisol (Antropologo), Marcello Vitale (Ecologo), Laura Parducci (Botanica), Giulia Capotorti (Botanica), Cesare Manetti (Chimico), Cinzia Battaggia (Biologa)
